Il prete, un uomo preso tra gli uomini, in favore degli uomini, presente in mezzo agli uomini. (3)

3. Presente «in mezzo agli altri uomini»

 “Il prete è sempre in mezzo agli altri uomini. Ciò che dal popolo è nato, col popolo deve rimanere; non è un professionista della pastorale o dell’evangelizzazione, che arriva e fa ciò che deve – magari bene, ma come fosse un mestiere – e poi se ne va a vivere una vita separata. Si diventa preti per stare in mezzo alla gente: la vicinanza. Il bene che i preti possono fare nasce soprattutto dalla loro vicinanza e da un tenero amore per le persone. Non sono filantropi o funzionari, i preti sono padri e fratelli. La paternità di un sacerdote fa tanto bene”.

Don Vincenzo volle conoscere una ad una le persone della sua parrocchia, e non solo amministrare loro i sacramenti. Visitava le famiglie ove c’erano malati, sosteneva quelle con difficoltà economiche, si intratteneva con il pastore protestante e con le  famiglie che aderivano a questa confessione perché, diceva, «devono sentire che amo anche loro». Aprì la canonica ai giovani per offrire loro momenti di formazione umana e religiosa ma anche di svago alternativi a quelli dell’osteria o di altri luoghi di ritrovo poco formativi. Animava il gioco dei ragazzi per poi concluderlo con la catechesi.

Pur essendo impegnato in numerose missioni popolari fuori parrocchia, o per visitare le comunità dell’Istituto da lui avviato, faceva di tutto per non mancare mai agli appuntamenti domenicali con la sua comunità parrocchiale, a tridui, novene, rogazioni o altre iniziative pastorali: considerava la sua assenza come una grave mancanza di rispetto verso i suoi fedeli.

Al confessionale la sua presenza fu assidua: lo trovavano fin dalle prime ore del mattino e vi stava lunghissime ore anche d’inverno,  non solo per  le richieste dei fedeli ma anche per ripetere visivamente il gesto del padre misericordioso che  non aveva mai smesso di aspettare il ritorno del figlio. Nella confessione non era largo di maniche, ma era molto paterno e consigliere illuminato. Fu padre soprattutto dei giovani, consigliandoli, correggendoli, esortandoli e al bisogno accompagnando le sue parole con epiteti e anche con qualche scappellotto ai più piccoli: moti d’impazienza frutto di un rapporto familiare, piuttosto che mancanza di autocontrollo, e che si concedeva di fronte al pericolo che i suoi giovani si potessero perdere.

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  1. “Il Verbo si fece carne e s’attendó tra noi” dice san Giovanni nel prologo “pose la sua tenda in mezzo a noi” Dio si fa carne e decide di esserci concretamente in mezzo per condividere pienamente…… San Vincenzo Grossi conformato al Maestro e in sintonia perfetta con Lui fa la sua scelta concreta di “essere in mezzo” alla sua gente, una scelta di vicinanza che proporrà e chiederá come stile alle sue suore, vuole alle Figlie dell’Oratorio vivendo una consacrazione vicina alla gente. Donaci san Vincenzo di essere “degne” figlie tue capaci di vivere la vicinanza e l’essere in mezzo e accanto al popolo.

  2. Papa Francesco nell’omelia alla messa crismale del giovedì santo pronunciò queste parole: “Questo io vi chiedo: essere pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini”. Il nostro San Vincenzo fu proprio tale: un pastore che non disdegnò di stare in mezzo alla sua gente anche quando questo comportava di assumere su di sè tutte le loro ansie, i loro problemi, le loro vicissitudini, anzi si premurò di cercare la “pecora” più lontana e più bisognosa, quale era la gioventù femminile e ce la lasciò in eredità.

  3. Ci sono fuochi accesi un po’ ovunque: chissà che dandosi la mano non possano far scoppiare un incendio, del tipo di quello che Gesù voleva:
    ” Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso” (Lc 12,49)!!!